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L’INCUBO DI ESSER FIGLIO DI UN NARCISISTA
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Dott.ssa Sara Biffi
Nella famiglia nella quale uno dei membri è un narcisista perverso c’è posto per una sola stella: lui.
Ogni membro gira magneticamente attorno alla sua persona, ha il terrore di deluderlo e vive per soddisfare ogni suo capriccio e desiderio. Un genitore perverso ama ad esempio diffondere la tensione grazie ai suoi improvvisi cambiamenti di umore, di abitudini e di programmi senza alcun tipo di preavviso e, certe volte, fa ricorso a commenti sgradevoli per rompere il clima armonioso nei momenti di benessere della famiglia.
La paura del fallimento e della possibilità – sempre in agguato – di deludere il genitore Narcisista porta alla depressione le anime più fragili. L’amore, il rispetto, la cura e la libertà di parola sono sostituiti da abusi psicologici, fisici, tantissimo controllo e sottrazione dei meriti. I messaggi tipici di un genitore Narcisista al figlio sono: “Non sarai mai bravo/a abbastanza.” “Sei valorizzato per ciò che fai e per la tua apparenza, non per ciò che sei.”
L’autenticità del Io dei figli traballa sotto l’influenza di un padre/madre narcisisti perversi poiché sin da piccoli imparano ad assumersi ruoli che riflettono la disfunzionalità della famiglia. Molti diventano il quadro, la fotografia, la proiezione che rappresenta la vita della coppia e la sua conflittualità interna: il padre narcisista perverso che svaluta continuamente la moglie davanti ai figli insegnerà al figlio maschio che svalutare e minimizzare i meriti della sorella e di tutte le donne che conoscerà è normale. Lo stesso farà la madre narcisista perversa che, scegliendo uno dei figli per essere il suo diletto, assegnerà all’altro il ruolo di capro espiatorio. Se un genitore è narcisista perverso e l’altro di solito è succube. i figli crescono da soli, soffrono e sentono in silenzio perché il genitore succube, anche avendo delle qualità che potrebbero ausiliare la crescita emotiva dei figli, è troppo occupato nel soddisfacimento dei bisogni del perverso per occuparsi della prole con la massima attenzione.
Nella famiglia narcisista i fratelli sono incitati a competere, non ad amarsi. Il paragone tra chi è meglio diventa una costante. Col procedere l’incomunicabilità tra i fratelli messi in competizione come due cavalli da corsa sarà totale. Il capro espiatorio sarà il primo ad andarsene per cercare la sua indipendenza lontano dal nucleo famigliare disfunzionale.
Se dentro casa si vive un incubo, fuori di casa invece i perversi cambiano personalità e comportamento, diventano l’esatto opposto di quel che sono nella dura realtà quotidiana: sotto il vaglio del loro pubblico si travestono da persone meravigliose, attente, premurose, seducenti, servizievoli, impeccabili, leggere, sempre sorridenti e attente ai bisogni altrui. La famiglia in balia di un narcisista perverso impara infatti una regola non scritta e che resta segreta finché uno degli elementi, comunemente uno dei figli, si stanca della dinamica e se non si ammala gravemente dà inizio alla grande crisi che metterà a repentaglio la grandiosità del perverso. Il segreto di questa famiglia è che i genitori non rispondono ai bisogni emotivi dei loro figli, ma deturpano la realtà o abusano di loro. Il messaggio tramandato è: “Non dire a nessuno che qua dentro funziona così… fai finta che va tutto bene.” Per la famiglia narcisista l’immagine è tutto: “Cosa penseranno i vicini?” “Cosa penseranno i parenti?”. Sono preoccupazioni molto frequenti.
Anche i figli devono agire come loro per dimostrare che l’educazione ricevuta da un genitore così affascinante, perfetto e brillante, ha degli standard elevatissimi. “Non farmi brutte figure!” è la raccomandazione che si ascoltano giorno dopo giorno, laddove l’immagine è tutto. Guai al figlio che denuncia il meccanismo contorto e la contraddizione tra ciò che accade tra le mura domestiche e l’immagine esterna sfoggiata dal padre o madre perversi: dovranno subire la loro impietosa ira.
Si comprende dunque come la negazione della realtà sia molto intensa in questo sistema famigliare. A forza di somatizzare l’angoscia e l’impotenza per le situazioni complesse e ingestibili del mondo degli adulti, i figli scatenano una serie di reazioni emotive che a un primo sguardo possono sembrare inspiegabili. Tipicamente, il figlio della famiglia narcisista è pieno di rabbia non riconosciuta, si sente vuoto, inadeguato e imperfetto. Può avere episodi sporadici di ansia e depressione senza sapere perché è diventato così. Dato che i sentimenti dei figli non sono mai presi in considerazione, i genitori narcisisti perversi non identificano mai in se stessi alcun tipo di responsabilità per quanto riguarda gli eventuali disturbi psicosomatici apparsi nella prole. Non chiedono mai scusa per eventuali errori di valutazione e come strategia comune invertono i poli della verità sulle loro azioni per meglio rovesciare le colpe.
Ai figli che si risvegliano dal lungo letargo dell’idealizzazione genitoriale sarà applicato lo stesso trattamento diffamatorio e svalutante destinato agli oggetti dalla loro disaffezione narcisistica o da chiunque abbia osato contrastare la loro onnipotenza.
Una volta adulti i figli faticano a comprendere la vera personalità dei genitori perversi e cosa provano per loro.
Subire sin da piccoli questa altalena di situazioni genera un enorme confusione che danneggia e condiziona la vita affettiva dei figli. Compiacere il genitore abusivo perché comunque “è stato bravo e ha un lato buono” è una delle trappole che ci porta a identificare nei partner narcisisti perversi quel qualcosa di famigliare che ci fa “sentirsi a casa” quando li conosciamo.
La negazione e il soffocamento delle emozioni negative nei confronti dei genitori – per le dosi massicce di sensi di colpa inferte dai perversi ai loro figli – diventeranno meccanismi di difesa privilegiati nella fragile psiche degli adulti abusati emotivamente.
Riconoscere di essere stati generati e cresciuti da un padre/madre perversi, anche quando ci siamo allontanati dal sistema è pur sempre un trauma, ma ci aiuta a prevenire l’arrivo dei nuovi vampiri affettivi.
Dott.ssa Sara Biffi